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VIAGGIO DELLA MEMORIA 2012

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Dopo qualche mese dall'inizio dell'anno scolastico ci è stata proposta come tipica gita di quarta o di quinta quella del “Viaggio della memoria”.

Abbiamo accolto la notizia con forte entusiasmo, pur consapevoli che, dietro al divertimento, ci aspettava la visita di un luogo triste, duro e crudo come Auschwitz.

Il “Viaggio della memoria” è un vero e proprio progetto che si articola in tre fasi; la preparazione con lezioni e testimonianze, i laboratori e il viaggio. La prima fase prevedeva  tre incontri di cui i primi due al teatro Ariosto di Reggio Emilia alla presenza di tutte le scuole che aderivano al progetto. In questi due incontri abbiamo ascoltato le testimonianze di Piero Terracina deportato, all’età di quindici anni, con la sua famiglia nel campo di Auschwitz-Birkenau, e Avraham Aviel legato, fin da giovanissimo, al movimento partigiano nella zona di Grodno.

L'ultimo, dei tre incontri previsti, si è invece svolto presso le diverse scuole dove si è parlato delle modalità e delle cose pratiche del viaggio, strutturato in tre turni e a cui partecipavano circa novecento studenti reggiani.

Gli obbiettivi che noi studenti ci eravamo proposti erano diversi da persona e persona, ma, sicuramente, quello che accomunava tutti era la percezione di tornare cambiati.
La mia classe era inserita nel terzo turno con l'istituto Carlo Cattaneo/Dall'Aglio di Castelnovo Monti, l'istituto Bertrand Russell di Guastalla, l'istituto Gasparo Scaruffi di Reggio Emilia, l'istituto Alberghiero Motti e IPSIA Adelmo Lombardini anch'essi di Reggio Emilia.

Siamo partiti Domenica 27 Febbraio alle ore 00.30 dal parcheggio del Tribunale di Reggio E. e, dopo diciotto lunghe, scomode, comunque divertenti, ore di pullman, siamo giunti, nella serata di Lunedì, in hotel a Cracovia.

Il Martedì seguente abbiamo visitato, con il supporto di una guida, la città di Cracovia; capoluogo industriale, centro culturale, artistico e universitario del paese. Cracovia, ex capitale della Polonia, è una delle città più estese e antiche dello stato, inoltre è la culla di papa Wojtyla. Il giorno successivo abbiamo visitato il castello reale e la cattedrale di Wawel, è un luogo simbolico in cui sono sepolti i reali della Polonia ed alcuni illustri polacchi, oltre ad essere la sede in cui venivano incoronati i re.

La stupefacente miniera di sale di Wieliczka ci ha particolarmente colpito per le sue caratteristiche. Infatti raggiunge i 327 km di profondità e oltre 300 km di estensione di cui solo 3,5 a disposizione per le visite turistiche, è una delle miniere più antiche del mondo. Al suo interno sono presenti sculture eseguite dai minatori direttamente nel sale, gallerie, bar e una chiesa consacrata.

Giovedì, ci spettava il momento più atteso: partenza  verso Auschwitz-Birkenau. Dopo circa un’ ora di viaggio, siamo arrivati nel luogo dove hanno perso la vita circa un milione e mezzo di persone. Scesi dal pullman subito ci ha particolarmente colpito quell'immagine dei binari che arrivano alla costruzione in mattoni:  l'entrata del campo Ognuno di noi, credo abbia provato ad immaginare quello che milioni di prigionieri possano aver pensato, a quel punto: speranze, delusione, paura.. 

Lì ci attendeva la guida che ci avrebbe accompagnato nella visita del campo fino all'ora di pranzo. In quelle tre ore abbiamo avuto l'occasione di capire il dolore, la disperazione a cui erano sottoposti i prigionieri, uomini privati della dignità con un’ aspettativa di vita dai tre ai sei mesi per i più fortunati; costretti a dormire nel fango in mezzo ai topi, sottoposti ai lavori forzati e tenuti in condizioni di fame.

La giornata nebbiosa e cupa, con i versi dei corvi in sottofondo, alimentava i nostri sentimenti di disprezzo e disgusto verso chi, senza alcun scrupolo, aveva violato  qualsiasi etica e morale, ignorando chiunque si trovasse di fronte: uomini, donne, bambini (tanti), vecchi.

Dopo un pranzo veloce, anche perché in quelle condizioni psicologiche anche il cibo sembrava assumere un sapore disgustoso, abbiamo ripreso la visita, questa volta ad  Auschwitz 1.Auschwitz.jpg

Sull'entrata del campo di prigionia era ben evidente e leggibile, quasi ad illudere chiunque vi arrivasse vicino, la scritta  di benvenuto: “Arbeit macht frei” ovvero “Il lavoro rende liberi”. Parole aspre, dure che racchiudevano  tutta la menzogna, la crudeltà e la barbarie dei campi nazisti 

Auschwitz 1 era il campo di prigionia. Oggi, all'interno dei dormitori, sono state create delle stanze con tutte le foto scattate  dalle SS ai prigionieri e gli oggetti ritrovati anche in altri campi al momento della liberazione.

Al rientro in hotel ognuno di noi portava con  sé impressioni e stupore nell’aver verificato, in persona, quanto l’essere umano possa fare alla propria specie in nome della supremazia.

Il giorno seguente siamo ritornati ad Auschwitz-Birkenau, come da programma, ma forse anche noi avremmo voluto tornarci per una  breve commemorazione con tutti gli altri studenti e dove, chi voleva, poteva esprimere le proprie riflessioni sull'esperienza vissuta insieme.

A parere di tutti è stata una gita fantastica proprio perché è stato possibile coniugare momenti di divertimento, che non sono certo mancati, ad altri di forte peso emotivo e formativo. La tristezza dei luoghi visitati, la diretta testimonianza dei reduci, dei luoghi credo abbiano lasciato,in tutti noi, un qualcosa che difficilmente si potrebbe percepire con la semplice lettura di un testo o la visione di un film. Vedere con i  propri occhi luoghi dove il tempo, per molti, si è fermato e dove tanti bambini innocenti vi hanno trovato la morte, senza alcun perché, non certo lascia indifferenti.

E' un’ iniziativa sicuramente da riproporre negli anni prossimi, aiuta certamente noi ragazzi a  renderci conto del punto a cui può arrivare la mente perversa di un essere umano.

Il viaggio ha cambiato il modo di rapportarci con queste tragedie: mentre prima, magari, si affrontava  superficialmente la complessità di questi avvenimenti, ora, invece, siamo indotti a formulare una riflessione più profonda e complessa.

Se l’obiettivo di tali iniziative è quello di far riflettere su quanto accaduto nei numerosi campi di concentramento, affinché la memoria non venga offuscata, credo sia stato pienamente raggiunto. Anche per questo motivo ogni adolescente dovrebbe programmare un’esperienza simile che certamente gli servirebbe per la sua crescita.

Luca Moscatelli